giovedì 26 gennaio 2017

#Arrival: il potere del linguaggio. 8/10

Quando ho aperto il blog una delle mie paure più grandi era quello che le persone avrebbero pensato di me. Avrebbero pensato che scrivo di merda, che penso di essere una so tutto io e che in realtà di cinema e serie non ne capisco un cazzo- e magari su questo potrebbero anche avere ragione. Il giudizio degli altri è stato- ed è tuttora- uno dei miei limiti più grandi. Lunedì, però, mi sono dovuta ricredere: per la prima volta, dopo ben due anni, io e Chiara, una ragazza che ho conosciuto proprio grazie all'apertura del blog, che mi ha sempre sostenuta e letto con piacere, siamo riuscite ad incastrare i nostri millemila impegni per trascorrere un po' di tempo insieme. Ovviamente siamo andate al cinema e ovviamente abbiamo già programmato il prossimo film da andare a vedere e magari chissà, la prossima volta sarai proprio lei a parlarne qui sul blog.

Ad ogni modo, abbiamo visto Arrival, l'ultimo film di Denis Villenueve con protagonista Amy Adams. Eravamo molto entusiaste di vederlo, ma quando l'abbiamo scelto non ci saremmo mai aspettate che il giorno dopo avrebbe ricevuto ben 8 candidature agli Oscar tra cui quella per miglior film e miglior regia- peccato per la mancata nomination della Adams come miglior attrice protagonista, Adams is the new Di Caprio


Non sto qui a spiegarvi la trama- anche perchè i miei post sono rigorosamente no spoiler- vi basti sapere però che ci sono degli alieni con sette tentacoli, delle astronavi a forma di parentesi ed una linguista (sarebbe l'inizio perfetto per una barzelletta) che tenta di comunicare con i nuovi arrivati per scoprire il motivo della loro visita improvvisa. Appena uscite dalla sala eravamo un po' perplesse, non riuscivamo a dire apertamente se il film ci era piaciuto o no. Questo perchè il realtà tutto diventa chiaro e limpido solamente alla fine, ci sono si degli indizi nel corso del film ma io- data la stanchezza dello spettacolo delle dieci e mezza- non li ho colti se non alla fine, analizzando il quadro nel suo complesso. Non vi arrabbiate se vi sembra di non capirci nulla all'inizio, sarà tutto chiaro un attimo prima della fine. 
Ciò che ho saputo dire fin da subito è quanto mi fosse piaciuto il tema centrale della pellicola: la difficoltà della comunicazione. Viviamo in un era fatta di whatsapp, mail, tweet e status su Facebook eppure a volte dimentichiamo che tutto questo "comunicare" non esisterebbe se non avessimo una lingua da usare, se alla base non ci fosse un collegamento tra una parola, un suono ed un oggetto nella realtà. la lingua è ciò che ci differenzia dagli animali, è ciò che ci rende umani- o alieni, come nel caso del film- è ciò che ci rende noi stessi. Rispecchia la nostra cultura, il nostro modo di pensare, il nostro vissuto. E' qualcosa di strettamente personale, ecco perchè è così difficile comunicare con chi parla una lingua diversa dalla nostra, eppure è alla base di ogni nostra relazione. Louise (è questo il nome della protagonista) ne conosce il potere e lo usa per permettere agli umani di comunicare con gli alieni. Non mancano però i misunderstanding: la traduzione affrettata di un simbolo alieno scatena la possibilità di una guerra universale. Una parola, una sola parole male interpretata avrebbe potuto causare la distruzione di un intero pianeta. Quante volte nella vita di tutti i giorni interpretiamo le parole a nostro piacimento e scateniamo guerre che invece si sarebbero potute tranquillamente evitare? Ho riflettuto molto su questo aspetto e, sarà perchè anche io sono una futura linguista, ho sentito questo messaggio particolarmente mio. Tutto poi si ricollega alla paura di ciò che non conosciamo e che non riusciamo a capire, alla facilità con cui costruiamo muri- ed ogni riferimento a Trup è puramente casuale- invece di gettare ponti, alla velocità con cui ci mettiamo sulla difensiva per paura che qualcuno ci voglia spodestare. 

Il film è classificato come di fantascienza ed ovviamente lo è. Voglio dire, ci sono dodici navicelle che sbarcano in tutto il pianeta- per la prima volta non solo in America, forse il regista ha visto il video dei The Jackal- quindi ovviamente è un film di fantascienza, ma lo è in modo anticonvenzionale. Se vi aspettate sparatorie laser, alieni dagli occhi grandi e neri e liquidi verde acido che bollono in qualche provetta vi siete fatti un'idea sbagliata- c'è solo una piccola esplosione ed un po' di tecnologia aliena molto figa, per il resto si parla e si scrive tanto. Si, si scrive. Sulla lavagnetta. Col Pennarello. E non sull'ipad col pennino. E in realtà gli alieni ci sono, ma non ci sono, non sono loro i protagonisti. E' 
Per farla breve, tutto questo mi ha portato ad affermare che il film mi è piaciuto e che secondo me dovreste vederlo (la fotografia è spettacolare, Amy Adams pure). 

A presto,

Emme.

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