martedì 23 febbraio 2016

#TheDanishGirl: dolore, forza e coraggio.

Le serate al cinema con il mio migliore amico sono quelle che preferisco in assoluto. Nessuna festa, nessun evento e nessun locale potrà mai competere con la nostra piccola tradizione cinematografica fatta di ultimi spettacoli, cipster da dividere e litigi su quale film vedere. 
Domenica, però, la scelta non è stata preceduta da nessuna discussione, anzi è stata semplicissima: #TheDanishGirl. 
Non potete immaginare quanta voglia avessi di vedere questo film, l'ho aspettato davvero con ansia, come quando aspetto che il ragazzo delle pizze citofoni chiedendo a che piano deve salire. Sono stata attratta sopratutto da due cose: dall'interpretazione di #EddieRedmayne, candidato nuovamente all'Oscar come miglior attore protagonista proprio per questo suo personaggio, e dalla storia di Lili, una storia che necessitava di essere raccontata. Il resto del film lascia un po' il tempo che trova. Mi spiego meglio, non fraintendetemi, ma è semplicemente una biografia: molto toccante si, ma pur sempre una biografia. Quello che la rende speciale è il personaggio che Redmayne è riuscito a costruire, e più di tutto la storia che racconta, il messaggio che vuole trasmettere.

Ma voi ci avete mai pensato? Dico, ci avete mai pensato a cosa si prova a guardarsi allo specchio e a non riconoscere se stessi nell'immagine che si vede riflessa? Ci avete mai pensato a cosa si prova ad essere accusati ingiustamente di schizofrenia, ad essere considerati malati di qualcosa che è disumano definire malattia? E ci avete mai pensato a quanto può essere doloroso, sia per chi vive un conflitto interiore così indomabile, sia per le persone che lo circondano? Avete mai pensato a quanto può essere frustante, straziante, difficile?
Io no. Non ci avevo mai pensato in vita mia, l'ho vista sempre come qualcosa di lontano da me, che non mi riguardasse più di tanto, eppure non ho pensato ad altro per tutto il film. Ed è quello che vorrei facesse il signore che, seduto accanto a noi, non ha avuto problemi a definire Einar (è questo il nome del protagonista del film) l'ennesimo "frocio" e "ricchione" che gli capitava davanti. Spero che tutti vedano questo film e invito voi a farlo, ma sono consapevole del fatto che non sia un film per tutti: le menti limitate, recintante dal pregiudizio che si costruisce su tutto ciò che non si riesce a comprendere, farebbero meglio a spendere i loro soldi in altro modo, magari guardando l'ennesimo stupidissimo film dei fratelli Vanzina. E' un consiglio spassionato il mio, dovreste seguirlo. 

Scusate lo sfogo, ma dovevo. Detto ciò, l'interpretazione di Eddie Radmayne è delicata, a tratti quasi silenziosa, ma potente (sembra la pubblicità di una nuova lavatrice ma giuro che non lo è). Non riesco ad immaginare nessun altro attore nei panni di Lili, il primo transessuale riconosciuto ed il primo ad essersi sottoposto ad un intervento di riassegnazione sessuale. Dolore, forza, coraggio: è questo il climax che caratterizza il personaggio di Lili e che ha permesso al dispiacere provato per lei durante la prima parte del film si trasformarsi in ammirazione. Intenso ed enigmatico. 

Pluricandidato e già pluripremiato, aspettiamo gli Oscar per vedere se anche quest'anno Leo resterà a bocca asciutta. Dopo aver visto questo film, non mi meraviglierei. 7 e mezzo. 
Fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto,

Emme.