sabato 24 giugno 2017

coMfessioni#2: Ma che fine hai fatto?

Ho riaperto il blog dopo quasi due mesi di assenza- non ricordavo nemmeno quale fosse l'ultimo post pubblicato. In tutto questo tempo, però, con mia grande sorpresa, molti mi hanno chiesto perchè non stessi più scrivendo di nulla. "Eh lo so, è un periodo un po' incasinato, devo trovare un po' di tempo", rispondevo sempre io. Il tempo, però, non l'ho mai trovato. A volte perchè non ce n'era davvero, altre perchè non ne avevo voglia- o meglio- non ne sentivo l'esigenza. E mi dispiace, però non mi sento in colpa. Ho sempre scritto prima per me stessa e poi per chiunque avesse il piacere di leggermi, proprio per questo allo scrivere senza avere nulla da dire ho preferito il silenzio. 
E' stato un periodo molto intenso, questo non posso negarlo. Credevo che con la laurea avrei avuto un attimo per respirare e raccogliere le idee, invece paradossalmente avrei avuto bisogno di giornate lunghe quarantotto ore per fare tutte le cose che dovevo. Di questo, purtroppo, ne hanno risentito sia le mie serate al cinema, sia le mie maratone di serie tv. Ho cercato il più possibile di essere in pari ed aggiornata, ma ho visto pochissime cose rispetto a quelle che avrei voluto vedere e ne ho viste altre che avrei ampiamente evitato. Sono stata ammessa per il secondo anno alla Masterclass del Giffoni Gilm Festival e non vedo l'ora di portarvi con me in questa esperienza magica. 
Controllando le visualizzazioni del blog, però, ho notato come in questi ultimi due mesi siano rimaste costanti, se non addirittura aumentate. Questo, ve lo confesso, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Sapere che voi avete continuato a visitare il blog senza che ci fosse nulla di nuovo da leggere è per me motivo di immensa gioia.
Tutto questo per dirvi che sono tornata e, si spera, in maniera definitiva. 

A presto, questa volta per davvero,

Martina. 
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giovedì 6 aprile 2017

#TheWalkingDead: i morti viventi siamo noi che continuiamo a guardarla.

Lunedì è andato in onda il finale di stagione di una delle serie più amate e seguite di sempre, The Walking Dead. Se ho aspettato così tanto di prima di parlarvene non è perchè sentissi l'esigenza di dovermi riprendere psicologicamente dalla puntata, ma perchè mi annoiava l'idea di dover pensare a qualcosa da dire, così come mi ha annoiata per tutto l'anno, ogni santissimo lunedì, l'idea di doverla guardare. 
Avrei potuto semplicemente abbandonarla- e sono stata seriamente sul punto di farlo un paio di volte- ma non l'ho fatto perchè continuavo ad avere fiducia in una svolta decisiva, prima o poi. E invece niente, non è successo niente per tutta la stagione, finale compreso. L'unica puntata degna di essere guardata è stata la prima, quella in cui ci viene mostrato per la prima volta il cattivissimo Negan- Danny Duquette per gli amici- che dopo aver fatto fuori Glenn e Abraham, trascorre il tempo a far nulla, a mangiare a spese di Rick ed a bruciare qualche faccia. Va bene- mi sono detta- questa stagione è così lenta perchè è preparatoria: tutti i diversi gruppi devono capire che è necessario allearsi per poter sconfiggere definitivamente i Salvatori, e sicuramente lo scontro decisivo avverrà nell'ultimo episodio. No, anche questa volta, niente. Due minuti di sparatoria e alla fine Negan la scampa pure?


Diciamoci la verità, questa stagione, che aveva tutte le basi per essere una delle migliori di sempre, si è rivelata essere una noia mortale. Pochissima azione e tante, troppe chiacchiere- senza aggiungere che la coppia Rick-Michonne si aggiudica il premio di coppia più assurda dell'anno. Gli autori, ad ogni modo, non sono per nulla intenzionati a farla finita, anche se a lungo andare le cose potranno solo peggiorare. In The Walking Dead i morti viventi siamo noi che continuiamo a guardarla. 
A presto,

Emme.

mercoledì 5 aprile 2017

13 motivi per guardare #13ReasonsWhy.

Sabato ho dormito a Napoli a casa delle mie ormai ex coinquiline. A mezzanotte ci è venuta la brillante idea di iniziare tutte insieme una serie tv. Abbiamo aperto Netflix e 13 reasons why è stata la prima che ci è apparsa davanti. "Di questa sto leggendo il libro, iniziamola che secondo me è figa" dice Annarita. Io e Mariacarmela ne avevamo già sentito parlare e quindi all'unanimità abbiamo premuto il tasto play del primo di tredici episodi (dei quali 3 sono stati visti di fila quella stessa sera). 
La protagonista di #13reasonwhy- Tredici nella traduzione italiana- è Hannah Baker, una liceale che, prima di suicidarsi, ha registrato 13 cassette in cui spiega i 13 motivi legati alle 13 persone che l'hanno portata a tagliarsi le vene nella vasca da bagno della casa in cui viveva con i suoi genitori.
Un capolavoro. Ecco perchè, trascinata dal mood della serie, vi elenco i 13 motivi per guardare 13 reasons why.

1- E' un thriller psicologico che vi terrà per tutto il tempo col fiato sospeso

2- E' ambientato al liceo e a tutti piacciono i film o le serie ambientate al liceo (siamo eterni nostalgici)

3- Non riuscirete a smettere di guardarla: "un'altra e poi basta" sarà il vostro mantra.

4- Potete essere super partes perchè i personaggi sono tutti ugualmente antipatici

5- Parla del problema del bullismo tra gli adolescenti

6- Affronta temi impegnativi come il suicidio, lo stupro e la depressione giovanile

7- C'è un sacco di alcool

8- Tutti i classici stereotipi liceali sono presentati e poi stravolti

9- C'è Kate Walsh che fa un'interpretazione da paura. 

10- I passaggi tra i flashback ed il tempo del racconto sono fatti benissimo

11- L'utilizzo delle cassette è amarcord (che ne sanno i 2000)

12- E' prodotta da Selena Gomez: se l'amate la amerete ancora di più, se la odiate cambierete idea

13- Il finale vi lascerà un po' di amaro in bocca ma potrebbe esserci una seconda stagione. 



Avevo pensato di registrare i miei 13 motivi su un floppy disk e di farlo girare per il paese, ma mi sa che difficilmente le persone avrebbero avuto i mezzi per poterne scoprire il contenuto. Ad ogni modo non mi appassionavo ad una serie in questo modo da un sacco di tempo, sarò che guardandone tante è ormai difficile che una serie si presenti così originale e così ben fatta da meritare attenzione. Netflix, ancora una volta, non delude. 
A presto,

Emme. 


martedì 28 marzo 2017

#David2017: tutti i vincitori.

Ieri sera si è tenuta a Roma l'edizione numero 62 dei David di Donatello, che ha riunito in una sola sala la crème de la crème del cinema italiano, da Favino a Servillo, da Santamaria a Verdone. Sky ha adottato la strategia squadra che vince non si cambia ed ha affidato la conduzione ad Alessandro Cattelan per il secondo anno consecutivo. Che poi, parlare di conduzione è un parolone, sarà apparso per non più di quindici minuti se non consideriamo l'intro che lo vedeva protagonista insieme a Luca Argentero, Valerio Mastandrea, Fortunato Cerlino, Paola Cortellesi, Matilde Gioli e non ricordo chi più. 
L'introduzione è stata molto figa: Valerio Mastandrea rompe la quarta parete ed espone direttamente allo spettatore il decalogo di consigli da seguire per girare un film da David di Donatello.

Alessandro Cattelan, che attualmente è uno dei pochi degno di essere chiamato presentatore e che a me piace davvero molto, non ha entusiasmato più di tanto- forse perchè è stato una comparsa più che un conduttore. Molto più divertente Maccio Capatonda ed il suo montatore gelosone, interpretato dal fedele compagno Herbert Ballerina, ed il discorso di ringraziamento di Pif, vincitore per la seconda volta del David Giovani, che invita i produttori a strisciare un po' la carta di credito e a produrre i suoi film. Straziante è stata l'esibizione di Manuel Agnelli in Across The Universe dei Beatles: una metà dei Fab4 si è probabilmente rivoltata nella tomba, l'altra, invece, ha provato a tagliarsi le vene con il disco di Eva. In una serata in cui nessuno si è fatto una risata nemmeno a pagarlo in pubblicità della Kinder, la vitalità travolgente del frontman degli Afterhours è calzata a pennello. Per fortuna, ci hanno pensato i ringraziamenti della Bruni Tedeschi a smorzare un po' l'animo della serata. 

In merito ai premi assegnati, stravincono Indivisibili del casertano Edoardo De Angelis, che porta a casa ben sei David, tra i quali due ad Enzo Avitabile come miglior musicista e miglio canzone originale, La Pazza Gioia di Paolo Virzì si aggiudica le tre statuette più importanti- miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista a Valeria Bruni Tedeschi- e Veloce come il vento di Matteo Rovere, che conquista quattro riconoscimenti tecnici e quello di miglior attore protagonista a Stefano Accorsi. Il premio per il miglior attore non protagonista va invece a Valerio Mastandrea per Fiore mentre ad Antonia Truppo è assegnato il corrispettivo femminile per la sua interpretazione in Indivisibili. David alla carriera a Benigni- più bella la coreografia che raccontava la sua storia cinematografica che il suo discorso- e miglior film straniero ad Animali Notturni di Tom Ford. Contentissima per i premi maschili, Accorsi e Mastandrea, un po' meno per quelli femminili, Bruni Tedeschi e Truppo, ancor meno per il miglior film, La pazza gioia. 

E' stata un'edizione un po' fiacca, ho sentito la mancanza di Mainetti e dello Zingaro. Per mia mamma e mia sorella, che hanno visto con me la cerimonia di premiazione, nessuna delle attrici italiane sa vestirsi ed acconciarsi, però ehi, a chiunque si azzardi a dire che il cinema italiano è morto e che non ha senso andare al cinema per guardare un film italiano, dategli una capata in bocca. Con affetto però.





LISTA DEI VINCITORI
Miglior film
Fai bei sogni, per la regia di Marco Bellocchio
Fiore, per la regia di Claudio Giovannesi
Indivisibili, per la regia di Edoardo De Angelis
La pazza gioia, per la regia di Paolo Virzì
Veloce come il vento, per la regia di Matteo Rovere

Migliore attrice protagonista
Daphne Scoccia, per Fiore
Angela e Marianna Fontana, per Indivisibili
Valeria Bruni Tedeschi, per La pazza gioia
Micaela Ramazzotti, per La pazza gioia
Matilda De Angelis, per Veloce come il vento

Miglior attore protagonista
Valerio Mastandrea, per Fai bei sogni
Michele Riondino, per La ragazza del mondo
Sergio Rubini, per La stoffa dei sogni
Toni Servillo, per Le confessioni
Stefano Accorsi, per Veloce come il vento

Miglior regia
Marco Bellocchio, per Fai bei sogni
Claudio Giovannesi, per Fiore
Edoardo De Angelis, per Indivisibili
Paolo Virzì, per La pazza gioia
Matteo Rovere, per Veloce come il vento

Migliore regista esordiente
Michele Vannucci, per Il più grande sogno
Marco Danieli, per La ragazza del mondo
Marco Segato, per La pelle dell'orso
Fabio Guaglione, Fabio Resinaro, per Mine
Lorenzo Corvino, per Wax: We are the X

Migliore sceneggiatura originale
Claudio Giovannesi, Filippo Gravino, Antonella Lattanzi, per Fiore
Michele Astori, Pierfrancesco Diliberto, Marco Martani, per In guerra per amore
Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis, per Indivisibili
Francesca Archibugi, Paolo Virzì, per La pazza gioia
Roberto Andò, Angelo Pasquini, per Le confessioni
Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere, per Veloce come il vento

Migliore sceneggiatura adattata
Fiorella Infascelli, Antonio Leotti, per Era d'estate
Edoardo Albinati, Marco Bellocchio, Valia Santella, per Fai bei sogni
Gianfranco Cabiddu, Ugo Chiti, Salvatore De Mola, per La stoffa dei sogni
Francesco Patierno, per Naples '44
Francesca Marciano, Valia Santella, Stefano Mordini, per Pericle il nero
Massimo Gaudioso, per Un paese quasi perfetto

Miglior produttore
Cristiano Bortone, Bart Van Langendonck, Peter Bouckaert, Gong Ming Cai, Natacha Devillers, per Caffè
Pupkin Production e IBC Movie con Rai Cinema, per Fiore
Attilio De Razza, Pierpaolo Verga, per Indivisibili
Marco Belardi per Lotus Production (una società di Leone Film Group) – in collaborazione con Rai Cinema, per La pazza gioia
Angelo Barbagallo per Bibi Film con Rai Cinema, per Le confessioni
Domenico Procacci con Rai Cinema, per Veloce come il vento

Migliore attrice non protagonista
Antonia Truppo, per Indivisibili
Valentina Carnelutti, per La pazza gioia
Valeria Golino, per La vita possibile
Michela Cescon, per Piuma
Roberta Mattei, per Veloce come il vento

Migliore attore non protagonista
Valerio Mastandrea, per Fiore
Massimiliano Rossi, per Indivisibili
Ennio Fantastichini, per La stoffa dei sogni
Pierfrancesco Favino, per Le confessioni
Roberto De Francesco, per Le ultime cose

Migliore autore della fotografia
Daniele Ciprì, per Fai bei sogni
Ferran Paredes Rubio, per Indivisibili
Vladan Radovic, per La pazza gioia
Maurizio Calvesi, per Le confessioni
Michele D'Attanasio, per Veloce come il vento

Migliore musicista
Carlo Crivelli, per Fai bei sogni
Enzo Avitabile, per Indivisibili
Carlo Virzì, per La pazza gioia
Franco Piersanti, per La stoffa dei sogni
Andrea Farri, per Veloce come il vento

Migliore canzone originale
I can see the stars, musica e testi di Fabrizio Campanelli, interpretata da Leonardo Cecchi, Eleonora Gaggero, Beatrice Vendramin, per Come diventare grandi nonostante i genitori
Abbi pietà di noi, musica, testi di Enzo Avitabile, interpretata da Enzo Avitabile, Angela e Marianna Fontana, per Indivisibili
L'estate addosso, musica di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, Christian Rigano e Riccardo Onori, testi di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti e Vasco Brondi, interpretata da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, per L'estate addosso
Po popporoppò, musica e testi di Carlo Virzì, interpretata dai pazienti di Villa Biondi, per La pazza gioia
Seventeen, musica di Andrea Farri, testi di Lara Martelli, interpretata da Matilda De Angelis, per Veloce come il vento

Miglior scenografo
Marcello Di Carlo, per In guerra per amore
Carmine Guarino, per Indivisibili
Marco Dentici, per Fai bei sogni
Tonino Zero, per La pazza gioia
Livia Borgognoni, per La stoffa dei sogni

Migliore costumista
Cristiana Ricceri, per In guerra per amore
Massimo Cantini Parrini, per Indivisibili
Catia Dottori, per La pazza gioia
Beatrice Giannini, Elisabetta Antico, per La stoffa dei sogni
Cristina Laparola, per Veloce come il vento

Miglior truccatore
Gino Tamagnini, per Fai bei sogni
Maurizio Fazzini, per In guerra per amore
Valentina Iannuccilli, per Indivisibili
Esmé Sciaroni, per La pazza gioia
Silvia Beltrani, per La stoffa dei sogni
Luca Mazzoccoli, per Veloce come il vento

Miglior acconciatore
Mauro Tamagnini, per Fai bei sogni
Massimiliano Gelo, per In guerra per amore
Vincenzo Cormaci, per Indivisibili
Daniela Tartari, per La pazza gioia
Alessio Pompei, per Veloce come il vento

Miglior montatore
Consuelo Catucci, per 7 minuti
Chiara Griziotti, per Indivisibili
Cecilia Zanuso, per La pazza gioia
Alessio Doglione, per La stoffa dei sogni
Gianni Vezzosi, per Veloce come il vento

Miglior suono
Presa diretta: Gaetano Carito – Microfonista: Pierpaolo Lorenzo – Montaggio: Lilio Rosato – Creazione suoni: New Digital Sound – Mix: Roberto Cappannelli, per Fai bei sogni
Presa diretta: Valentino Giannì – Microfonista: Fabio Conca – Montaggio: Omar Abouzaid e Sandro Rossi – Creazione suoni: Lilio Rosato – Mix: Francesco Cucinelli, per Indivisibili
Presa diretta: Alessandro Bianchi – Microfonista: Luca Novelli – Montaggio: Daniela Bassani – Creazione suoni: Fabrizio Quadroli – Mix: Gianni Pallotto c/o sound design, per La pazza gioia
Presa diretta: Filippo Porcari – Microfonista: Federica Ripani – Montaggio: Claudio Spinelli – Creazione suoni: Marco Marinelli – Mix: Massimo Marinelli, per La stoffa dei sogni
Presa diretta: Angelo Bonanni – Microfonista: Diego De Santis – Montaggio e Creazione suoni: Mirko Perri – Mix: Michele Mazzucco, per Veloce come il vento

Migliori effetti digitali
Chromatica, per In guerra per amore
Makinarium, per Indivisibili
Mercurio Domina, Far Forward, Fast Forward, per Mine
Canecane, Inlusion, per Ustica
Artea Film & Rain Rebel Alliance International Network, per Veloce come il vento

Miglior documentario
60 - Ieri, oggi, domani, di Giorgio Treves
Acqua e zucchero: Carlo Di Palma, i colori della vita, di Fariborz Kamkari
Crazy for football, di Volfango De Biasi
Liberami, di Federica Di Giacomo
Magic Island, di Marco Amenta

Miglior film dell'Unione europea
Florence, di Stephen Frears
Io, Daniel Blake, di Ken Loach
Julieta, di Pedro Almodovar
Sing Street, di John Carney
Truman – Un vero amico è per sempre, di Cesc Gay

Miglior film straniero
Animali notturni, di Tom Ford
Captain Fantastic, di Matt Ross
Lion, di Garth Davis
Paterson, di Jim Jarmusch
Sully, di Clint Eastwood

Miglior cortometraggio
A casa mia, di Mario Piredda (Dichiarato vincitore nella cerimonia delle nomination del 21 febbraio).
Ego, di Lorenza Indovina
Mostri, di Adriano Giotti
Simposio suino in re minore, di Francesco Filippini
Viola, Franca, di Marta Savina

David giovani
Michele Placido, per 7 minuti
Pierfrancesco Diliberto, per In guerra per amore
Gabriele Muccino, per L'estate addosso
Paolo Virzì, per La pazza gioia

Roan Johnson, per Piuma

A presto,

Emme.

domenica 19 marzo 2017

5 personaggi che vorrei come papà dei miei figli.

Fantasticare, per fortuna, non costa nulla. Io lo faccio in continuazione: ho persino pronto un discorso per quando vincerò l'Oscar- per cosa non si sa ancora, magari aggiungono una categoria per il miglior fan- che ripeto tutte le mattine davanti lo specchio con la spazzola in mano. Quando sono particolarmente nel mood mi commuovo anche. Nel mio catalogo di sogni ad occhi aperti rientrano anche il camminare per strada come se fossi la protagonista di un video musicale quando ho le cuffie nelle orecchie e l'immaginare che la mia vita sia una serie tv di successo. 
Un paio di giorni fa, mentre la mia testa produceva un monologo interiore che Meredith Grey levati proprio, ho ricordato che da li a poco ci sarebbe stata la festa del papà e che il mio, purtroppo, sarebbe stato lontano da casa per lavoro. Con un rapido stream of consciouness che non so spiegarvi ho iniziato a fantasticare sui 5 personaggi delle serie tv che vorrei come papà dei miei figli, con i quali sfornerei vagonate di bambini e vivrei felice e contenta per il resto dei miei giorni. 

#1 Ted Mosby. Sarebbe un padre comprensivo e sempre pronto a consigliare la cosa giusta da fare, anche se lui farebbe quella sbagliata. Con tutte le storie che ha da raccontare, non avremmo problemi con le favole della buonanotte.

#2 Jon Snow. Avendo subito per primo il dolore dell'abbandono, il mio solo ed unico Re del Nord sarebbe un padre presente ed premuroso e, dato il suo impegno come guardiano, per lui non sarebbe di sicuro un problema alzarsi durante la notte per cambiargli i pannolini. 

#3 Owen Hunt. L'enorme desiderio di paternità, purtroppo mai soddisfatto, farebbe di lui un padre attento e affidabile. Il dolore della guerra e la sua vocazione professionale si riverserebbero in un'attaccamento fortissimo alla loro vita, e sopratutto, nel caso di colichette o fratture da caduta di bici non ci sarebbe bisogno di correre in ospedale.

#4 Lip Gallagher. Dati i trascorsi familiari, farebbe di tutto per non far mancare nulla alla nostra famiglia. Di sicuro non avremmo problemi di sopravvivenza, e sarei felice se solo ereditassero dal padre un decimo della sua intelligenza.

#5 Nick Miller. Sarebbe senza ombra di dubbio un padre divertente e simpatico. Con lui i nostri figli non si annoierebbero mai, inventerebbe sempre nuovi modi per intrattenerli anche se, data la sua sindrome di Peter Pan, per me sarebbe come avere un bimbo in più in casa.

E voi, chi vorreste fosse il papà dei vostri figli? Buona festa del papà a tutti!
A presto,

Emme.


domenica 12 marzo 2017

Il film della doMenica #8: Drive (2011)

Pensavate che mi fossi dimenticata di voi e del nostro appuntamento settimanale, ma pensavate male. Ultimamente sono molto impegnata, e tra lavoro, tesi e cose varie sto guardando pochissime serie tv, sto andando pochissimo al cinema e di conseguenza sto scrivendo pochissimo sul blog. Spero questo periodo passi presto, in modo da potervi dedicare tutto il tempo che meritate. Ad ogni modo, ricorderete sicuramente che l'attore del mese di marzo è Rayan Gosling, quello che non conoscete però è il film per affrontare al meglio questa domenica sera. Vi propongo, a mio parere, una delle interpretazioni più belle di Mr Gosling, azzerderi addirittura la migliore di sempre. Drive, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes, è un thriller che vi lascerà senza fiato e che, se siete fan di Rayan Gosling, dovete aver obbligatoriamente visto. La suspance poi, diciamo la verità, è l'unico modo per affrontare i postumi da pranzo domenicale

Buona visione,

Emme.

domenica 5 marzo 2017

il film della doMenica #7: Come un tuono (2012)

Ultimamente non si fa che parlare di lui: del suo ruolo in La La Land, della sua bellezza, del suo Golden Globe, del mancato Oscar e così via. Rayan Gosling ha attirato su di se l'attenzione della stampa e del pubblico internazionale e, proprio per questo, ho deciso di dedicare a lui la rubrica della domenica del mese di marzo. Riscopriremo insieme, settimana dopo settimana, le sue interpretazioni migliori e riempiremo nel migliore dei modi i tristi pomeriggi in attesa della primavera.
Il primo appuntamento è con Come un tuono, film del 2012 di Derek Cianfrance, con cui Gosling aveva già lavorato in Blue Valentine. Al fianco di Bradly Cooper e di Eva Mendes, Rayan Gosling è il protagonista di un dramma familiare intenso e senza freni, in cui uno stuntman senza nessuna paura della velocità scopre di aver avuto un figlio da una precedente relazione e fa di tutto per essere quel padre che lui, purtroppo, non ha mai avuto. Diciamo che le scene in cui Gosling sorride non sono tantissime, però quest'aria da cattivo ragazzo me lo ha fatto amare ancora di più.


Buona visione,

Emme.

lunedì 27 febbraio 2017

#Oscar2017: troppa politica, vince La La L'altro.

Non so se ha il diritto di augurare il buongiorno chi la notte l'ha passata tutta sveglia a guardare gli Oscar, quindi mi limiterò ad un  generalissimo "Salve, come state?". 
Io, nonostante non abbia chiuso occhio per circa 24 ore, non sono particolarmente stanca, ma sono decisamente arrabbiata. Alcune delle statuette consegnate stanotte in occasione dell'89° cerimonia organizzata annualmente  dall'Accademy non hanno incontrato la mia approvazione. E non perchè io mi senta competente a tal punto da potermi erigere a giudice di quale premio sia giusto e quale sia sbagliato, ma perchè è palese che la maggior parte dei riconoscimenti abbia un sotto testo politico che, a lungo andare, ha stancato.
L'anno scorso, sicuramente lo ricorderete benissimo, l'Accademy era stata accusata di adottare un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei neri in quanto fu ritenuto insufficiente il numero di presenze di persone di colore tra i candidati. Quest'anno, per mettere le mani avanti e non per altro, tra i nominati a miglior film ce ne sono tre che raccontano di o hanno come protagonisti attori neri; Moonlight, Il diritto di contare e Barriere. E con La La Land super favorito e già vittorioso ai Golden Globes chi vince? Moonlight. Cioè, ma di che parliamo? Stessa cosa è successa per il miglior attore e attrice non protagonista. Che poi a me Viola Davis piace tantissimo, quindi a nessuno dispiace più che a me il dove dire che sono stati premi per far dormire l'Accademy con la coscienza pulita. L'unico che avrei accettato sarebbe stato quello per miglior film straniero- il film del regista iraniano a cui la nuova politica americana vieta di entrare negli Stati Uniti- se solo non fosse stato accompagnato da una innumerevole serie di messaggi subliminali contro il nuovo presidente. Il premio ed il bellissimo discorso di Asghar Farhadi che, volontariamente, sceglie di non presiedere sarebbero stati una presa di posizione più che sufficiente. E invece no, ci abbiamo dovuto aggiungere Zootropolis ed una serie infinita di battute quasi sempre uguali tra loro. Basta, davvero, tanto ormai Trump sarà il vostro presidente per i prossimi quattro anni, potevate pensarci prima se proprio non vi piaceva. 
E allora quali sono i motivi per essere contenti? Emma Stone miglior attrice protagonista e Casey Affleck- che a me piace a tratti più del fratello Ben- per il corrispettivo maschile del premio anche se io tifavo a tempo perso per Andrew Garfield, miglior canzone originale e miglior regia a La La Land e miglior trucco ai due italiani Bertolazzi e Gregorini per Suicide Squad. Ah, e pure quello alla carriera di Jackie Chan. Molto belle le esibizioni di Justin Timberlake e di John Legend; divertentissimo l'ingresso in sala dei turisti che con i calzini nei sandali si sono trovati coinvolti nella notte più esclusiva del panorama cinematografico; epico e divertentissimo l'errore finale che nomina per sbaglio La La Land miglior film, poi si scusa e consegna il premio, tra l'imbarazzo generale e lo sconforto di Damian Chezelle, a Moonlight. 
Vi lascio la lista completa dei vincitori e vi do appuntamento al prossimo anno, sperando in un Accademy meno paraculo e più obbiettiva. 

MIGLIOR FILM: Moonlight
MIGLIOR REGIA: Damien Chazelle (La La Land)
MIGLIOR ATTORE: Casey Affleck (Manchester by the sea)
MIGLIOR ATTRICE: Emma Stone (La La Land)
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: Mahershala Ali (Moonlight)
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Viola Davis (Barriere)
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Manchester by the sea
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Moonlight
MIGLIOR FILM STRANIERO: Il cliente (Iran)
MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Zootropolis
MIGLIOR FOTOGRAFIA: La La Land
MIGLIOR SCENOGRAFIA: La La Land
MIGLIOR MONTAGGIO: La battaglia di Hacksaw Ridge
MIGLIOR COLONNA SONORA: La La Land
MIGLIOR CANZONE: City of Stars (La La Land)
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Il libro della giungla
MIGLIOR SONORO: La battaglia di Hacksaw Ridge
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Arrival
MIGLIOR COSTUMI: Animali Fantastici e dove trovarli
MIGLIOR TRUCCO: Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson (Suicide Squad)
MIGLIOR DOCUMENTARIO: O.J.: Made in America
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: The White Helmets
MIGLIOR CORTO: Sing
MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE: Piper.
A presto,
Emme.

domenica 19 febbraio 2017

il film della doMenica #7: Mangia, prega, ama (2010)

Oggi sono molto felice, forse è per questo che il film della domenica di questa settimana in questo mese dedicato a Julia Roberts è uno dei miei preferiti in assoluto- l'ho visto così tante volte che ho perso il conto. 

Mangia, prega, ama è un film diretto da Ryan Murphy (Pretty Woman, Glee, AHS) e tratto dal libro autobiografico omonimo di Elizabeth Gilbert. Racconta di un viaggio, fisico quanto spirituale. La protagonista, che ha alle spalle un divorzio difficile ed una storia d'amore tormentata, decide di lasciare tutto e ricercare la felicità non più negli altri, ma in se stessa. Il suo distacco la porterà ha visitare Roma e Napoli- dove si avvicina alla cucina più buona del mondo- fino a giungere a Delhi e Bali. Tra l'India e l'Indonesia focalizza la sua attenzione e le sue energie non su ciò che la circonda ma su quello che ha dentro di sè. La riscoperta di se stessa, di ciò che desidera e la rende felice è l'unica meta che, infondo, merita davvero di essere raggiunta. 
Ogni volta che lo guardo, in qualsiasi momento della mia vita mi trovi, mi meraviglio di quanto sia semplice per me identificarmi con la protagonista e la cosa la reputo di una bellezza disarmante. 
Ve lo consiglio, con tutto il mio cuore. 


A presto,

Emme

martedì 14 febbraio 2017

#SanValentino: le coppie più belle delle serie tv.

Nel caso in cui non aveste notato i cuori nei negozi, la home di Google, gli obbrobriosi stati su Facebook delle coppiette ed i ancor più obbrobriosi stati dei single, oggi è San Valentino. In realtà, se siete single come me, il mondo non vi appare nè più rosa nè più dolce del normale, ma al contrario vi ricorda ancor di più che siete soli e tristi. 
L'unico cosa che mi resta da fare e ricercare nei telefilm quell'amore che io, ahimè, non ho ancora incontrato e che forse non incontrerò mai. Per questo ho deciso di presentarvi una lista delle coppie più belle delle serie tv, selezionando quelle che per me rappresentano l'Amore con la a maiuscola.

                                              Daenerys e Khal Drogo (Il Trono di Spade)

Izzie e Alex (Grey's Anatomy)

Jess e Nick (New Girl)

Ian e Mickey- Shameless

Blair e Chuck (Gossip Girl)

Hanna e Caleb (Pretty Little Liars)

Seth e Summer (The OC)

Stiles e Lydia (Teen Wolf)

Gleen e Maggie (The Walking Dead)

Matty e Jenna (Awkward)

Finn e Rachel (Glee)

Marshal e Lily (How I meet your mother)

Per esorcizzare tutto questo zucchero stasera mi dedicherò al recupero della settima stagione di TWD. A voi, però, auguro una serata piena d'amore.
A presto,

Emme.

domenica 12 febbraio 2017

il film della doMenica #6: Mona Lisa Smile (2003)

Buonasera lettori. Ultimamente ci stiamo sentendo veramente spesso, e la cosa mi fa davvero piacere. Anche se in ritardo rispetto agli orari a cui siete ormai abituati, vi scrivo per rispettare il nostro appuntamento settimanale con il film della domenica. L'attrice del mese è Julia Roberts, ed il film che vi propongo per questa sera domenica di febbraio è Mona Lisa Smile.
Il regista Mike Newell (Quattro matrimoni ed un funerale, HP e il calice di fuoco) dirige Julia Roberts in una commedia dal forte spirito femminista ambientata nel 1953, ai tempi della guerra fredda e delle discriminazioni razziali. La Roberts interpreta una docente di storia dell'arte, i cui principi ed ideali si intersecano con le vite di tre delle studentesse che incontra nel collegio femminile in cui è stata chiamata ad insegnare. E' stato definito un tentativo di riproporre L'attimo fuggente- di cui spero di parlavi presto- ma a mio modesto parere quest'ultimo non può essere accostato o paragonato a nessun altro film. 


Buona visione,

Emme

#Sanremo2017: perchè ha vinto una canzone con il genitivo sassone nel titolo.

Si è conclusa ieri sera l'edizione del Festival di Sanremo numero sessantasette e, forse per la prima volta, sono felice del vincitore, Francesco Gabbani e la sua Occidentali's Karma. Quest'anno l'ho presa veramente sul personale, tant'è vero che non solo ho votato spendendo quell'unico euro che adesso non permette alla mia promozione di riattivarsi, ma quando hanno annunciato il vincitore- erano circa le due meno venti- ho anche urlato un "ce l'abbiamo fatta" così pieno di soddisfazione che mia mamma dall'altra stanza è corsa pensando fosse successo qualcosa. 
Ve lo sareste mai aspettato? Ve lo sareste mai aspettato che a vincere sarebbe stata una canzone con il genitivo sassone nel titolo? ( per chi non lo sapesse è una struttura tipica della grammatica anglosassone). Stiamo sempre parlando di Sanremo, del festival della canzone italiana, della tradizione, dell'orgoglio nazionale e del patriottismo che ci esce sempre nelle occasioni in cui è meno richiesto. Il fatto è che Gabbani, non contento,  non si è fermato mica al titolo; dentro ci ha piazzato ancora una volta l'inglese, il latino ed un bel po' di sanscrito. E, nonostante tutte queste interferenze culturali, ha centrato l'obiettivo. Gabbani è lo specchio di una generazione che si è stancata del solito stereotipo del bel paese pizza, mafia e mandolino, di una generazione che non ha paura di varcare i sicuri confini di casa: parla della crisi dell'uomo contemporaneo occidentale unendo la filosofia orientale e quel funk adatto ai telespettatori da zero a novantanove anni. Ed è una cosa bellissima. Gabbani che chiede scusa, in lacrime, alla Mannoia è poi segno di grande umiltà e rispetto.
Anno strano questo per un Festival che sarà di sicuro ricordato. Anno che vede la disfatta dei talent e la lungimiranza della categoria giovani (tra i primi tre, Gabbani e Meta hanno un passato tra i giovani, mentre sulla Mannoia non c'è ovviamente bisogno di aggiungere altro) e l'inconsistenza del rap come genere popolare (due rapper eliminati e Clementino ultimo in classifica). Un festival che ha fatto della sobrietà la sua parola d'ordine. Complice, senza dubbio, la presenza della Maria nazionale, che seppur un po' a disagio nelle prime sere- perchè come lei stessa dice in un'intervista rilasciata ad Alberto Mattioli "Avevo paura. [...] I miei programmi sono miei perché li penso e li invento dall’inizio alla fine. Se ho cominciato ad andare in video è perché volevo che andasse in onda tutto quel che avevo in testa e come lo avevo in testa. Non sono una conduttrice, sono un’autrice che conduce. Ovviamente, al Festival non è così»- si fa portatrice dell'eleganza che la contraddistingue al fianco di un ormai navigato e più a suo agio Carlo Conti. 
E' il festival del sociale, e non solo negli ospiti - i soccorritori del Ricopiano, il nonno che ha salvato il nipote durante l'attentato di Nizza, ma anche Mika e la sua esibizione arcobaleno- ma sopratutto nelle canzoni: sul podio in ordine troviamo la decadenza della società occidentale, la difficoltà e la bellezza della vita e la violenza domestica. Sarà che ci siamo stancati pure delle solite canzoni d'amore già sentite e risentite- anche se io Michele Bravi l'avrei voluto sul podio. 

E' stato davvero un bel festival. Peccato per il mancato podio di Michele Bravi e per le posizioni così basse di Moro e Samuel che si rifaranno sicuramente in radio. Ora si parlerà del festival per i prossimi sei mesi, fino a quando non si inizieranno a fare previsioni sui possibili presentatori ed ospiti di quello del prossimo anno. Ma a noi sta bene così. In fondo, Sanremo è Sanremo.

A presto,

Emme.

giovedì 9 febbraio 2017

#Sanremo2017: promossi, bocciati e papabili vincitori.

Sapete, io guardo davvero tanta televisione. E non mi riferisco solo alle serie: guardo programmi, spettacoli, show, eventi e tutto ciò che mi sembra degno di attenzione.Ecco perchè ho deciso di dedicarle un piccolo spazio qui sul blog. E quale modo migliore di inaugurarlo se non parlando con voi dell'evento televisivo italiano più atteso dell'anno, il Festival di Sanremo. 
Ieri, con la seconda serata, si è conclusa la presentazione delle canzoni in gara per quanto riguarda la categoria Big. I brani sono ora presenti su tutte le piattaforme digitali- Spotify, TimMusic e Youtube- quindi se ne avete perso qualcuno (come è successo a me) potete tranquillamente recuperarlo e farvi un'idea di chi vorreste sul podio dell'Ariston. Io in realtà non sono tanto favorevole alle competizioni tra espressioni artistiche: una canzone, come un quadro o un libro, è il frutto dell'animo del suo autore e l'animo di qualcuno non può essere giudicato più o meno bello di quello di un altro. Quindi, senza fare classifiche, mi limiterò ad esprimere un parere, puramente personale, sulle canzoni singolarmente, senza paragonarle le une con le altre. 


ORA ESISTI SOLO TU- Bianca Aztei : Nì
Nulla di particolare, mi lascia indifferente. Il testo è scialbo, ma la sua voce mi piace molto.

SPOSTATO IN UN SECONDO- Marco Masini : No
Questo parlato non mi piace per nulla, bocciato anche il look hipster. Marco, c'hai pure 'na certa eh.


DO RETTA A TE- Nesli e Alice Paba: No
Lei non so chi sia, mai sentita, forse perchè ha una voce fastidiosissima. Nesli ma non potevi partecipare da solo? 

CON TE- Sergio Sylvestre: Nì
Sono un poì delusa, mi sarei aspettata qualcosa di più. La vedrei perfetta come colonna sonora de La Bella e la Bestia. Mi sa che il video lo hanno girato prima di smontare il set. 

LA PRIMA STELLA- Gigi D'Alessio: ASSOLUTAMENTE NO
Le rime e le immagini di questa canzone (sole, cuore, amore) sono originali come le borse di Vuitton che vendono a Forcella. Però Gigì, cosa non si fa per pagare le bollette (infatti il video è a costo zero).

IL DIARIO DEGLI ERRORI- Michele Bravi: ASSOLUTAMENTE SI
Avevo grandi aspettative su Michele e sono rimasta piacevolmente soddisfatta. E' una canzone che emoziona e arriva dritta al cuore. Non vedo l'ora di ascoltare l'intero album. Papabile vincitore.

FATTI BELLA PER TE- Paola Turci: Si
Non conosco la sua discografia, non conoscevo nemmeno lei fino a ieri sera in realtà, ma la canzone mi piace. Bel messaggio e lei era fighissima.

OCCIDENTALI'S KARMA- Francesco Gabbani: ASSOLUTAMENTE SI
L'ho ascoltata due volte e già la canticchio. Successo assicurato, testo pieno di significato e video molto bello. Mia nonna non saprà mai pronunciare il titolo, ma è tra i papabili vincitori.

MANI NELLE MANI- Michele Zarrillo: NO
Classica canzone alla Zarrillo, proprio quello che ti aspetteresti da lui. Poi il ritornello sembra uno scioglilingua. Michele, ritenta sarai più fortunato.

NESSUN POSTO E' COME CASA MIA- Chiara Galazzo: Nì
E' un po' molle. sembra una cantilena. Però Chiara dal vivo non sbaglia una nota nemmeno a pagarla.

TOGLIAMOCI LA VOGLIA- Raige&Giulia Luzi: ASSOLUTAMENTE NO
L'unica voglia che vorrei togliermi dopo aver ascoltato questa canzone è quella di vivere.

FA TALMENTE MALE- Giusy Ferreri: Si
Molto orecchiabile, forse la più pop delle canzoni in gara. A me poi la voce della Ferreri fa impazzire. 

PORTAMI VIA_ Fabrizio Moro: ASSOLUTAMENTE SI
Mi ha sorpresa: non è proprio il suo stile, probabilmente se l'avessi ascoltata da un altro interprete non l'avrei associata a lui. Evoluzione che mi intriga e il video mi ha commosso. Poi il graffiato di Moro mi fa un sangue che non avete idea. 

TUTTA COLPA MIA- Elodie: No
Non mi dice nulla, è insipida. Infatti non so cos'altro scrivere.

IL CIELO NON MI BASTA- Lodovica Comello: No
Non mi spiego perchè sia in gara tra i big, ma ad ogni modo non mi piace. Urla un sacco ed il testo è banale. Il video però è molto carino.

CHE SIA BENEDETTA- Fiorella Mannoia: ASSOLUTAMENTE SI
La Mannoia ultimamente non ne sbaglia una. Questa è veramente bellissima. Il testo è potente e diretto e la sua esperienza gli conferisce ancora più forza. Parla a tutti, giovani e vecchi, papabile vincitrice.

NEL BEL MEZZO DI UN APPLAUSO- Alessio Bernabei : ASSOLUTAMENTE NO
Ma io non so chi lo sta facendo st'applauso, Alè. Io applaudirei solo se in mezzo ci fosse la tua faccia. 

DI ROSSE E DI SPINE- Al Bano: No
Ma Al Bano in che epoca si è bloccato? Ho capito l'essere di altri tempi, però così stiamo esagerando.

VEDRAI- Samuel: ASSOLUTAMENTE SI
Il sosia di Maccio Capatonda ha spaccato. E' senza ombra di dubbio la canzone più radiofonica di tutte. Non credo sia tra le papabili vincitrici, ma saranno sicuramente le radio ad incoronarla.

L'OTTAVA MERAVIGLIA- Ron: Si
Non avrei mai pensato di dirlo, ma la canzone di Ron è molto bella. L'arrangiamento è carinissimo, magari non ti resta proprio in testa, però è piacevole.

RAGAZZI FUORI- Clementino: Si
Tra i tre rapper in gara Clementino è senza dubbio il migliore, stessa cosa vale per il brano.

VIETATO MORIRE- Ermal Meta: Si
Insieme a Michele Bravi, Ermal Meta era quello su cui avevo le aspettative maggiori. Il brano è bello, scelta coraggiosa dell'argomento. E' comunque un cantautore da tenere d'occhio.

In attesa di ascoltare le cover e di scoprire i vincitori, buon ascolto. Perchè Sanremo è Sanremo.

Emme.