mercoledì 19 ottobre 2016

#Medici: per me è no.

Boom di ascolti per l'evento dell'anno: le prime due puntate della serie Medici: Masters of Florence sono state trasmesse ieri sera in anteprima mondiale sul primo canale della nostra amatissima televisione nazionale, incollando allo schermo circa sette milioni di telespettatori. La serie, made in Rai ma frutto delle menti inglesi di Frank Spotnitz e Nicholas Meyer, racconta l'ascesa della famiglia Medici, signori di Firenze durante uno dei periodi storici più belli che il nostro paese abbia mai vissuto e che tutto il mondo ci invidia: il Rinascimento. 

Sono bastate due puntate: per me è NO. La serie non funziona, diciamoci la verità. E' noiosa e i cento minuti divisi in due episodi sono sembrati un'eternità. L'ho guardata tutta per poter parlare con cognizione di causa, ma credetemi se vi dico che avrei voluto cambiare canale alla prima pubblicità. Le aspettative erano altissime, e la conseguente delusione è così profonda che mi sembra di sentire l'eco di Lucifero che maciulla Bruto, Cassio e Giuda- giusto per rimanere in tema. 
Innanzitutto, mi fa arrabbiare tantissimo il fatto che per girare una serie sulla nostra storia abbiamo dovuto aspettare che l'idea venisse in mente a qualcun'altro. Cioè, nel corso della sua vita uno studente sente parlare dei Medici quante volte, sette-otto, e nessuno ha mai pensato di farci una serie? Vi sembra possibile che gli altri attingono alla nostra tradizione storica, culturale e letteraria per farci di tutto e di più e noi il massimo che riusciamo a produrre è un prete-ciclista portatore di omicidi? E parlo di Inferno dell'americano Dan Brown che è arrivato nelle sale la scorsa settimana così come de I Borgia che,di produzione franco-tedesca è una delle serie storiche più belle di sempre. Io non me lo spiego, davvero. Abbiamo insegnato al mondo l'arte, la letteratura, la cucina e adesso non sappiamo far altro che copiare, e manco quello ci viene bene. L'unica gioia è che per una volta saranno gli americani a dover aspettare l'uscita in streaming. Come ci si sente, eh?

Partendo dal presupposto che le serie non le sappiamo fare, magari lasciare carta bianca poteva essere l'unico modo per produrre qualcosa di decente. Ma nemmeno così ci è andata bene. Non bastano i nomi del cast internazionale, non bastano i costumi, non bastano le magnifiche ambientazioni storiche. I dialoghi hanno la stessa carica emotiva del mio amico Filippo di prima mattina; il montaggio è abominevole, ti fa bruciare gli occhi che manco quando tagli le cipolle per il soffritto del sugo la domenica; il doppiaggio è orribile. "Vent'anni prima" in continuazione, ma i flashback non costituiscono l'espediente narrativo ideale al fine di una narrazione storica, tralasciando il fatto che l'unica cosa a cambiare era il taglio di capelli di Cosimo de Medici. Nemmeno il bellissimo re del Nord (Richard Madden nel ruolo di Cosimo de Medici), destinato ad innamorarsi di una semplice popolana e costretto anche questa volta a sposare una figlia di Walder Frey è riuscito a svoltare la situazione. Il cross over Medici-GoT è stato sicuramente la cosa più entusiasmante di tutta la serata, seguito a ruota da Alessandro Preziosi  nel ruolo di Brunelleschi, con addosso gli stessi vestiti che aveva ai tempi di Rivombrosa. 

Ma davvero la Rai pensava che bastasse mettere un paio di scene di sesso per trasformare una serie scadente in una di alto livello? Passi da gigante con l'accenno alla relazione omosessuale di Donatello. Ci mancava che lo facevano diventare etero per pudore, quando poi durante il Rinascimento non c'era un artista etero nemmeno a pagarlo in oro e appalti papali. 

Mi sa che per superare la depressione dovrò organizzare un re-watch dei Tudors, al solo pensiero mi sembra già di vedere la luce alla fine del tunnel. Non siamo pronti per le grandi serie internazionali- ovviamente escludendo le produzioni Sky. Gli unici medici che al momento la Rai può permettersi sono quelli della famiglia Martini- e forse nemmeno quelli. 

A presto,

Emme. 

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