sabato 22 ottobre 2016

#TheYoungPope: ecco come si fa una serie tv.

Dio è grande e misericordioso: ecco perchè per rimediare allo scempio de I Medici di inizio settimana ci ha ridonato la speranza di un panorama televisivo migliore con le prime due puntate di The Young Pope, la serie evento ideata, scritta e diretta da quel genio- perchè solo così si può definire e, forse, sarebbe anche riduttivo- di Paolo Sorrentino. 
Una grande produzione internazionale, finanziata da Sky, Canal+ (Dexter, How I meet your mother) e HBO (Game of Thrones, True Detective, Veep) che ha messo insieme un budget di 40 milioni di euro per la produzione dei dieci episodi che compongono la prima stagione. Presentata in anteprima alla 73° Mostra del cinema di Venezia, la serie arriverà in oltre ottanta paesi e, sopratutto, vedrà una seconda stagione. 

Estasi. Pura e limpida. Due ore di cori angelici e visioni celestiali. Ma in fondo stiamo parlando di Sorrentino, e non ci sarebbe quasi bisogno di aggiungere altro (non si è capito che lo adoro, eh?). I tagli di scena, i movimenti di macchina, i dialoghi e perfino i silenzi, i costumi, le luci e i colori: impeccabile, tutto. Inquadrature pazzesche, mezzi busti e soggettive che tolgono il fiato. Colonna sonora calzante ed incalzante. Unica pecca gli effetti speciali: il canguro palesemente finto, così come le colonne che incorniciano papa Pio XIII nel corso della sua prima omelia ed i lampi che la seguono. C'è da dire però che la produzione non ha avuto i consensi per girare in Vaticano, e che gli ambienti interni sono stati tutti riprodotti tra le quattro mura di Cinecittà. E per ripicca..
Dall'intervista di Best Movie con Paolo Sorrentino:
«Ha chiesto il permesso al Vaticano di girare lì?».
«Sì, e hanno detto no».
«Il Vaticano ha visto The Young Pope?».
«No, lo vedranno quando sarà trasmesso in televisione. Loro non mi hanno fatto vedere il Vaticano, io non gli faccio vedere la serie». Vaticano =- Sorrentino 1.
Sorrentino è dispettoso, proprio come il suo papa, Pio XIII, interpretato dal sempre affascinante Jude Law. Un papa americano, giovane e solo. Abbandonato dai genitori viene cresciuto ed educato da Suor Mary (Diane Keaton), che nonostante la sua elezione quale capo della Chiesa, continua ad accompagnarlo nel cammino della vita, e della fede. Altro personaggio emblematico e tutto da scoprire è quello del Cardinale Voiello, segretario di Stato e tifoso del Napoli, interpretato da uno straordinario Silvio Orlando, che recita in lingua inglese e si auto-doppia per la versione italiana in modo eccellente. La caratterizzazione dei personaggi è così precisa che sembrano reali, ma ovviamente non lo sono: l'opera- d'arte, aggiungerei- è completamente frutto della fantasia del suo autore; il contesto è reale, i personaggi sono plausibili ma non realmente esistiti. E lo sono perchè sono umani: fumano, giocano a calcio, leggono il corriere dello sport, bevono cherry cola. Ci credi a quello che stai guardando anche se sai che non è accaduto davvero, cosa che invece non è successa con I Medici, che pur narrando avvenimenti storici sono sembrati più finti dei selfie delle ragazze di prima mattina che si svegliano magicamente truccate ed usano l'hashtag #nofilter.  
Sono un'esteta e sono entusiasta di quello che ho visto: è così che si fa una serie tv degna di essere definita tale. Purtroppo il privato, anche questa volta, vince sul pubblico. Grazie Paolo, grazie Sky.

A presto, 

Emme. 


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