
Muccino è senza ombra di dubbio uno dei miei registi preferiti: alcuni dei suoi film sono per me dei veri capolavori, come Un bacio o Sette Anime, e li ho visti tante di quelle volte che potrei prendere il posto degli attori. Dico alcuni perchè negli ultimi anni ha preso un paio di cantonate: Quello che so sull'amore e Padri e figlie sono veramente inguardabili, mosci e senza stimoli. Dato che non c'è due senza tre, ero sicurissima che questo avrebbe continuato la scia delle cagate, e invece no.
L'estate addosso mi è piaciuto più di quanto mi aspettassi. Il tema del viaggio è un must, nella letteratura come nel cinema, se poi alla parola "viaggio" ci accosti "di maturità" le emozioni sono assicurate. Perchè è qualcosa che ricordiamo sempre tutti con un po' di nostalgia, perfino quelli che non l'hanno ancora data ne sentono la futura mancanza. Il sogno americano combacia perfettamente con la ormai consolidata internazionalità di Muccino. Il viaggio è raccontato da Marco, maturo sulla carta ma non così tanto da affrontare il futuro che gli si è appena spalancato davanti, ma è Maria, l'unica donna del cast, ad esserne la vera protagonista. Parte, cresce e torna completamente diversa perchè in fondo i viaggi fanno questo, ti cambiano. E' lei che regge il film, è lei che lo porta avanti: potete provare ad immaginare la storia senza uno degli altri personaggi ma senza di lei no, crollerebbe tutto.

Dal punto di vista tecnico ho odiato il doppiaggio: è un pugno allo stomaco. E' quasi tutto in inglese con i sottotitoli, ma, non si capisce perchè, ci sono alcune scene girate da attori italiani in inglese e poi doppiate (malissimo) da loro stessi in italiano. Una cosa abominevole. Dopo ogni scena del genere rientrare nel mood del film è stato difficilissimo. Forse in montaggio hanno realizzato di aver girato troppo in inglese e poco in italiano ed hanno quindi cercato di rimediare, ma non hanno fatto altro che peggiorare le cose. Molto bella la fotografia: avrei evitato l'inquadratura dell'aereo Alitalia che faceva un po' cinepanettone anni novanta e l'inquadratura di New York che è stata veramente brutta; la colonna sonora porta la firma di Jovanotti e questo è tutto dire; la recitazione mi ha piacevolmente sorpreso, fatta eccezione per Brando Pacitto, a tratti troppo, troppo finto.
Il film ha un budget bassissimo (poco più di 5 milioni di euro) e prospetta incassi altissimi. Il mio consiglio è di andarlo a vedere, 7 e mezzo- mezzo di incoraggiamento a Muccino così mi fa altri due capolavori. Come sempre, poi fatemi sapere se vi è piaciuto.
A presto,
Emme.
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