giovedì 16 giugno 2016

#Gomorra2: ecco cosa ci ha insegnato.

Anche la seconda stagione di Gomorra è giunta al termine. Quelle di martedì sono state due puntate dense di eventi  (alcuni prevedibili, altri sorprendenti) che hanno concluso al meglio una stagione che, a mio parere, ha di gran lunga superato la precedente, già di per sé di altissimo livello. Questa stagione ha affrontato tematiche di grande spessore e, lasciatemi passare il termine, anche un po' scottanti, senza mai ricevere però obiezioni dall'opinione pubblica: l'amore transessuale di Conte, la relazione interrazziale del Principe, la sessualità indipendente di Scianel, che per provare piacere ha bisogno di nessun uomo perchè tutto quello che le serve è il suo vibratore dorato ed un po' di sana musica neo melodica. Niente è stato ritenuto scandaloso od opinabile, niente ha destato scalpore, niente è stato ritenuto inadatto o irrispettoso. Questo perché a Gomorra tutto è concesso o perché finalmente gli italiani stando sperimentando la bellezza di avere una mente aperta?

I personaggi sono stati strutturati secondo una visione ancora più introspettiva e nei momenti di silenzio (tantissimi) quasi sembrava di riuscire a sentire cosa stessero pensando. I nuovi boss  mi sono piaciuti moltissimo, e più di tutto ho apprezzato la scelta di dedicare ad ognuno di loro una puntata; questo ha permesso di avere una prospettiva dell'alleanza che comprendeva i punti di vista di tutti i singoli membri degli Stati Uniti di Scampia-Secondigliano.
Un Genny bello in continua evoluzione si conferma il mio personaggio preferito in assoluto. Finalmente si afferma nella sua indipendenza, di boss e di uomo, tagliando il cordone ombellicale che lo teneva incatenato al padre e con furbizia e malizia dimostra a tutti di essere l'unico in grado di portare avanti il buon nome dei Savastano. Ciro l'immortale, senza cuore e senza pietà, paga con la solitudine la smania di potere che in un gioco di alleanze e tradimenti lo ha portato a perdere l'unica cosa che lo rendeva ancora umano: la figlia. E si vendica. Si vendica con una pallottola alla testa di Don Pietro che conclude una stagione straordinaria. Ma Ciro è solo un sicario, il mandate dell'omicidio di papà Savastano è proprio il figlio Genny, che consegna a Ciro la pistola con cui sancisce l'inizio di una nuova era che vede protagonisti lui ed il suo amico di vecchia data. L'unica gioia di Don Pietro è stata riuscire finalmente a farsi Patrizia, anche se abbiamo sentito tutti la mancanza di una scena di sesso come si deve.

E allora cosa ci ha insegnato Gomorra? Ci ha insegnato che nella vita le persone non si dividono in assolutamente buone o assolutamente cattive, ma che è tutta una questione di punti di vista. Perchè quando si tratta dei propri interessi, della prorpia famiglia o dei propri affari non esistono mezze misure: si è disposti a tutto. Ed è questa la chiave del successo di Gomorra: non ci propina la solita storiella in cui il bene vince sul male, ma ci racconta di una guerra tra cattivi in cui a vincere è quello più senza scrupoli, più furbo, più senz'anima.

Secondo il mio modesto parare, il finale di stagione pone le basi per un'ottima conclusione della serie. La morte di Don Pietro e l'alleanza tra Genny e Ciro, tanto attesa e tanto sperata, avrebbero potuto mettere un punto definitivo ad una delle serie italiane più seguite di sempre, che invece vedrà in autunno l'inizio delle riprese della terza, e spero ultima, stagione.
Ringrazio Alessandro e Lucio per aver commentato con me, martedì dopo martedì, questa stagione, e voi, per aver letto numerosi i post sulla serie. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate.
C vrimm,

Emme.

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